Moleskine - viaggio quotidiano
ed. Zedia, 2020
testo in catalogo Renzo Ferrari Moleskine 2020 Pandemia 



Seconda ondata di Pandemia. Minaccia di un nuovo lockdown. Il lavoro di scrittura per parole ed immagini di Renzo Ferrari non s'interrompe mai e, se la produzione intensa della prima parte del 2020 aveva portato ad una mostra e ad un catalogo chiamati Corona Diary, ora ci troviamo di fronte ad una sorta di sequel che guarda più nell'intimo, in quei luoghi cartacei spesso personali che sono i suoi leggendari taccuini neri.

La pratica di lavorare con dedizione quotidiana, di produrre su più fronti, di sperimentare con più tecniche e di relazionare tutto anche agli avvenimenti circostanti, pescando da dentro come da fuori, è tipica di Renzo Ferrari, lo rappresenta, corrisponde al suo carattere vulcanico e la sua vena di grande grafomane emerge anche in questa particolare raccolta delle Moleskine, divenuta assai numerosa negli anni.

La classica agendina nera di origini francesi che prende il nome dalla finta pelle cerata della copertina, libricino di annotazioni di tanti scrittori ed artisti, da Oscar Wilde a Ernest Hemingway, da Picasso a Matisse, e fedele compagno di viaggio di Bruce Chatwin che ne parla proprio ne Le vie dei canti, è partner ed amica di lunga data anche di Renzo Ferrari.

Spesso gli artisti contemporanei sono anche scrittori della loro arte, riflettono sulla loro produzione e su quella di altri esponenti, si fanno critici e filosofi, saggisti ed antropologi dell'arte nelle loro pagine non sempre destinate alla lettura, talora illuminanti, in ogni caso di grande interesse per comprendere a pieno i significati più personali e più profondi, la genesi di una grande opera, il lavorio mentale che annota e precede, che coglie quell'attimo fuggevole, quella sfumatura nell'aria, quel trillo circostante, o quella sequenza di pensieri a sostegno di tutto un processo creativo.

Ferrari fa di più. Le sue Moleskine sono veri e propri diari d'immagini e scrittura che registrano quella che lui chiama “ordinaria quotidianità” (forse non a caso l'assonanza con l'ordinaria follia del film di Joel Shumacher o del libro di Charles Bukowski), e sono particolarmente indicative del suo modus operandi e del suo atteggiamento ricettivo e creativo in generale.

Tutta la produzione di Renzo Ferrari si collega infatti indissolubilmente al quotidiano, al vivere quotidiano ma anche al fatto quotidiano, la sua è una registrazione dell'esterno che avviene attraverso i media e poi subisce un processo di metabolizzazione che si spiega in opere di straordinaria potenza visiva e forza interna, sia per colore che per iconografia; gli avvenimenti di attualità vanno a sommarsi al bagaglio psico-emotivo innescato nell'uomo e si traducono nella realizzazione dell'artista, ogni volta con un linguaggio differente, quello più appropriato per testimoniare e restituire quel flusso e quel big bang di emozioni.

Questa giornaliera attività è molto evidente nelle paginette dei suoi taccuini, specie se poi confrontata anche con i lavori di grande formato su altri supporti: si tratta di un movimento che parte dall'esterno, in questo caso le notizie circa l'attuale pandemia, e viaggia all'interno dell'artista per poi tornare di nuovo esterna nella sua produzione iconografica, simbolica, segnica e cromatica (...)