JUDIT KRISTENSEN, disegni
ed. Centofiorini, collana della Marca, 2017
testo in catalogo della mostra Watching television
ed. Centofiorini, collana della Marca, 2017
testo in catalogo della mostra Watching television
Galleria Centofiorini 3-31 dicembre 2017
Folgorata da una
collettiva itinerante di disegni realizzati rapidamente e chiamata a
farne parte, Judit Kristensen inizia la sua avventura con l'arte nel
2016, come se si trattasse di una chiamata o di una risposta ai suoi
desideri.
Durante gli studi di
psicologia ad Umeå,
nei mesi invernali del nord della Svezia che sono come una lunga
notte per metà dell'anno, Judit Kristensen si trova infatti ad aver
bisogno di una reazione e di una ribellione: la prima arriva con i
suoi disegni, la seconda con la scelta di venire in Italia.
Come
un'evasione, i lavori del periodo di Umeå
rappresentano piscine azzurre, spiagge di palme, nudi sensuali,
un'intensa luce diurna a rilevare dettagli di disegni colorati con
pennarelli su carta, con tratti vagamente infantili e una diffusa
atmosfera come di attesa o di strana inquietudine che isola le scene
raffigurate da un'ipotetica sequenza temporale, caricandole di
aspettative.
Gli
esterni, il verde, l'azzurro, la nudità in pieno sole, sono tutte
espressioni di una volontà, di un bisogno di fuga che cede spazio,
nei disegni italiani realizzati per la Centofiorini, ad interni
dominati da nature morte che lasciano la luce di giornate assolate a
finestre sull'esterno, dove si trova tutta la vita a lungo sognata ma
che in qualche modo non riesce ad essere vissuta.
È
una sottile linea psicologica quella che insegue Judit Kristensen in
questa serie: sono sensazioni di noia, apatia, indolenza, affidate
alle ombre di tende e poltroncine, a bottiglie sui tavoli e a schermi
televisivi fissi su canali in attesa di programmazione. Se il bianco
dominante dei primi lavori le permette di scappare dalla lunga notte
svedese, oggi che è immersa nel sole dell'Italia sembra ci sia
bisogno di un contrasto o di un limite da porre alla piena esperienza
della luce.
La
scelta cromatica è più scura ma quel senso di inquietudine e di
attesa non è cambiato ed è ancora affidato ad una tecnica veloce e
semplice, affinché l'impeto venga subito colto, realizzato senza le
dispersioni che potrebbe causare l'utilizzo di procedimenti più
lunghi ed articolati.
Del
resto gli artisti che più influiscono sulla sua visione rispecchiano
questo modo di lavorare: dall'americano Daniel Hidkamp, allo svedese
Bengt Johnsson-Wennberg, al californiano Henry Taylor, o anche Dexter
Dalwood, Mike Silva o Anna Bjerger.
È
quindi uno sguardo fresco, attuale ed impegnato quello di Judit
Kristensen, che mette insieme una mostra insolita ed interessante
alla Centofiorini, con immagini da interpretare, dietro le quali
riuscire a captare la riflessione intensa di questa giovane artista.
“ Art is very important for me,
and it always has been. When I found art it was like finding
humanity, like finding out that I was not alone in the world. Art for
me is a communication on a level beyond words. Making art can make me
feel the relief of having truly spoken, and consuming art can make me
feel like I have truly understood someone.”
J.K.